Da Pesaro a San Benedetto del Tronto

Lunghezza: 435 Km

Tempo di percorrenza: 7,5 h

Durata 2 giorni

Il percorso parte dal mare si estende in Umbria per rientrare dai Sibillini alla costa sud delle Marche

Per chi lo desidera, Terra di Piloti e Motori fornisce assistenza sui pernotti in strutture ricettive convenzionate, comunicandolo la richiesta all’associazione in tempi congrui.

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Si parte da Pesaro. La città  offre una vasta scelta culturale. Camminando per il centro storico, si potranno visitare la casa natale del celebre compositore Gioacchino Rossini (ingresso libero) e il museo a lui dedicato dove vi sono esposte stampe, incisioni, litografie, ritratti, strumenti, caricature, documenti tra cui lettere e spartiti autografati, libretti originali. Nella stanza della musica sono ospitati un Forte-Piano, strumento tastiera costruito a Venezia nel 1809 e alcuni autografi del maestro. A Palazzo Mosca troviamo i musei civici, la prima sala ospita uno dei capolavori del Rinascimento: la Pala dell’incoronazione di Giovanni Bellini, nei pressi del museo, in via dell’Abbondanza, la Domus, un’area archeologica, esempio di abitazione signorile della prima età imperiale romana, grande impatto si ha con il percorso virtuale, un vero e proprio unicum nella Regione Marche. Molto interessante anche laSinagoga situata nelle vicinanze esattamente in via delle scuole 23, nell’area in cui si estendeva il ghetto ebraico istituito nel 1632 esistevano due Sinagoghe collegate.

Percorrendo la provinciale 73 arriviamo poi a Montefabbri, un piccolo gioiello architettonico. La prima cosa che salta all’occhio è la sua conformazione, praticamente intatta nella sua cinta di mura che lo protegge e  la prima impressione che si ha visitando il piccolo borgo  è quella di tornare indietro nel tempo. L’ingresso avviene attraverso la porta Urbica, che consisteva nell’unico accesso al castello (ora ci sono altre scalinate che tagliano le mura e permettono di accedervi). L’arco anticamente sosteneva il ponte levatoio e potete ancora individuare le nicchie dove rientravano i bracci del ponte. Sui due lati dell’arco potrete notare all’ingresso una Madonna del latte in Arenaria, mentre nella parte interna lo stemma in marmo di Francesco Paciotti, architetto civile e militare, primo conte di Montefabbri. Appena entrati, nella piazzetta principale, vi aspetta la Chiesa di San Gaudenzio, una delle pievi più antiche dell’Arcidiocesi di Urbino. Da notare il fonte battesimale ricavato da un cippo di epoca romana e la cappella di Santa Marcellina che conserva i resti dell’omonima Santa.

Dopo aver percorso le serpeggianti strade che salgono e discendono fra il verde della campagna marchigiana, Urbino, è la tappa successiva. Compare tra le dolci colline del Montefeltro, città dalla storia millenaria dove si respira il Rinascimento. Alla scoperta della città di Raffaello e del suo centro storico, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1998. Urbino è un’opera d’arte dipinta a quattro mani dall’uomo e dalla natura, è un luogo magico testimone del passaggio fra Medioevo e Rinascimento. Dal centro storico di Urbino, tutelato come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, prende forma il tour ricco di arte, il magnifico Palazzo Ducale, dove dimorò Federico da Montefeltro. Il palazzo, caratteristico per la facciata con i suoi torricini, è sede della Galleria Nazionale delle Marche, che conserva una delle più belle ed importanti collezioni d’arte del Rinascimento italiano. Sono presenti splendide opere di artisti quali Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Tiziano e Melozzo da Forlì. Tra le stanze del palazzo, si cela un luogo meraviglioso e privato, dove Federico era solito passare del tempo: lo studiolo del duca che custodisce pregevoli stucchi sulla volta ed è rivestito nella fascia inferiore di legni intarsiati da Baccio Pontelli su disegni di Sandro Botticelli, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante. A pochi passi vi troverete di fronte all’imponente Duomo. Negli anni 1474-1488, la Cattedrale di forme romanico-gotiche viene ricostruita dalle fondamenta, su disegno del senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1501), secondo semplici ed eleganti moduli rinascimentali, ma completata solo tra il 1604 e il 1607, con la cupola ottagonale disegnata dall’urbinate Muzio Oddi (1539-1639) attendendosi al progetto martiniano. La Cattedrale ha una pianta a tre navate con una sobria decorazione neoclassica di paraste e capitelli, scandita dagli altari delle navate laterali che conservano tele di grande pregio storico-artistico, quali il Martirio di S. Sebastiano (1535-1612) e la S. Cecilia di Federico Barocci, da Raffaello. Passeggiate tra i vicoli della città e andate a visitare l’Oratorio di San Giovanni, dove è possibile ammirare un imponente ciclo d’affreschi, realizzati tra il 1415 e il 1416, dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche. Entrando in questo luogo sacro si rimane folgorati dalla potenza scenica degli affreschi e dal fulcro dell’opera: la crocifissione che copre la parete dell’abside. Inoltre l’Oratorio di San Giuseppe, dove è conservato il complesso scultoreo raffigurante la Natività di Cristo, realizzato da Federico Brandani artista di fama internazionale per i suoi stupendi stucchi. L’opera, realizzata tra il 1545 e il 1550, in tufo e pietra pomice ha una particolare collocazione, è conservata all’interno di una cappella rivestita interamente di tufo per ricreare il più possibile l’ambiente di una grotta. La Casa natale di Raffaello, costruita nel XV secolo venne acquistata nel 1460 dal padre di Raffaello, Giovanni Santi (1435 – 1494) umanista, poeta e pittore alla corte di Federico da Montefeltro, che vi organizzò la propria bottega dove Raffaello (1483-1520) apprese le prime nozioni di pittura. Dopo aver visitato i luoghi simbolo della città avrete sicuramente fame, è il momento di fare una tappa golosa! La Crescia, una specie di piadina che si accompagna col Salame di Montefeltro, il Prosciutto di Carpegna, il Pecorino di fossa e soprattutto la Caciotta, un pecorino D.O.P. con un buon bicchiere di vino marchigiano. Bontà che vi faranno leccare i baffi e vi daranno energia per continuare il viaggio!

Una piccola deviazione ci porta a Sant’Angelo in Vado, al centro di un ameno paesaggio caratterizzato dai primi contrafforti appenninici che fiancheggiano la strada. Di origini medievali, è sorto sulle rovine della romana Tiphernum Mataurense.  L’abitato medievale fu dedicato all’Arcangelo Michele e definito ‘in Vado’ dal guado lungo il Metauro. Il centro storico è ricco di bei monumenti di varie epoche: dal trecentesco Palazzo della Ragione sovrastato dalla coeva Torre Civica (‘el Campanon’) alla settecentesca Cattedrale, dagli antichi Palazzi Santinelli, Grifoni, Clavari e Mercuri al secentesco Palazzo Fagnani (maestosa sede comunale dal 1838). Fra le chiese più significative ricordiamo: S. Maria extra muros con l’adiacente ex monastero dei Servi di Maria, S. Chiara con il relativo convento, S. Caterina del Corso e S. Caterina delle Bastarde, la seicentesca chiesa ottagonale di S. Filippo e l’oratorio dell’Immacolata, S. Bernardino, S. Francesco e la cinquecentesca S. Maria degli Angeli con adiacente chiostro coevo. Poco lontano dal complesso chiesastico di San Francesco, nell’area del Campo della Pieve, sorge la “Domus del mito”, il più importante ritrovamento archeologico venuto alla luce negli ultimi 50 anni. Eretta verso la fine del I° secolo d.C., è ampia circa 1.000 metri quadrati e impreziosita da un ricco complesso di mosaici. Altra stanza spettacolare è il triclinium che raffigura una scena di caccia e una di pesca contornate da un festoso repertorio di motivi geometrici in bianco e nero. Sant’Angelo in Vado è la città natale di Taddeo e Federico Zuccari che a fine XVI secolo si cimentò in un’opera ciclopica ossia illustrò la Divina Commedia di Dante Alighieri. E’ la capitale Tartufo Bianco pregiato; nelle ultime tre settimane di ottobre e nella prima di novembre si tiene la Mostra Nazionale del tartufo Bianco. E’ anche presente un Centro Sperimentale di Tartuficoltura.

Il tour prosegue in direzione Piobbico, dal 1879 ha sede l’originale Club dei Brutti, conosciuto in tutto il mondo, conta oltre 30.000 iscritti e 25 sedi sparsi in tutto il mondo. Ogni anno, a settembre, si tiene il festival ad esso dedicato. Dominata dall’imponente mole del monte Nerone, una delle più alte vette dell’Appennino che incombe sulla valle del fiume Candigliano con ripidi pendii ed è inciso da valloni, forre, archi naturali e spettacolari canyon scavati nella roccia calcarea. Con i suoi 1525 m di altezza il Monte Nerone è un vero “massiccio” in quanto, oltre alla vetta principale, ne comprende alcune minori come il Monte del Pantano (1427m), la Montagnola (1486m) e il Cimaio (1227m).  A circa 13 km si trova poi .Apecchio, quasi in prossimità del confine della provincia di Pesaro con quella di Perugia, lungo la statale che sale al Passo di Bocca Serriola (m.730). È al centro di un ampio territorio comunale comprendendo anche la cima del monte Nerone (m.1526), e si presenta arroccato sul terrazzo fluviale formato dalla confluenza del Biscubio con il Menatoio. Di antichissime origini documentate da reperti archeologici e vecchi ruderi, dal sec. XV al 1752 fu dominio dei conti Ubaldini che vi hanno lasciato significativi monumenti e preziose opere d’arte. Del periodo tardo medievale è il caratteristico ponte a schiena d’asino che con un’unica arcata introduce nel borgo. Esso conduce all’arco quattrocentesco che sottopassa la torre del campanone, simbolico ingresso al ‘castello’ dal caratteristico impianto trecentesco. L’antico Palazzo Ubaldini (oggi Municipio), progettato dall’architetto Francesco di Giorgio Martini, è un caratteristico esempio di architettura rinascimentale, soprattutto per il bel cortile porticato risalente al 1515 unitamente alla sottostante neviera. Nei suggestivi sotterranei ha oggi sede l’interessante “Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone” e il “Centro internazionale di studi geo cartografici storici”. Esso ospita al piano terra anche il Teatro Comunale o “dei Filodrammatici”, costruito nel 1876. Il Santuario del Santissimo Crocifisso, un tempo Pieve di San Martino, custodisce opere di rilievo, come il simulacro del Seicento scolpito in legno ed un dipinto del 1607 raffigurante la Madonna del Carmelo tra i duchi Della Rovere e i conti Ubaldini, oltre ad altri dipinti del Seicento. Di interesse è anche la Chiesa della Madonna della Vita (sec. XVI), al cui interno si trova un bel Crocefisso ligneo del sec. XIV. Un’ulteriore attrazione turistica è il quartiere ebraico, con il caratteristico vicoletto degli ebrei, considerato uno dei più stretti tra quelli esistenti in Italia. A poca distanza da Apecchio, in frazione Colombara, si trova il noto Mappamondo della pace, interamente costruito in legno, suddiviso internamente in tre piani e idoneo a contenere seicento persone. Si tratta di un globo di 10 metri di diametro capace d’imitare la rotazione terrestre; per le sue eccezionali dimensioni è inserito nel Guinness dei primati. Apecchio fa parte dell’Associazione Nazionale Città della Birra. Nel primo fine settimana di ottobre si volge la “Mostra mercato del tartufo e Festival della birra”.

Pietralunga, Montone, Montefelcino, Foligno, Colfiorito e Muccia per giungere in una conca circondata da bellissimi colli verdeggianti e sullo sfondo i Monti Sibillini, si trova il più grande bacino idroelettrico della Regione Marche, il Lago di Fiastra, le sue acque vi colpiranno e stupiranno per la loro limpidezza ed intensità di colore. Azzurro chiaro, azzurro scuro, turchese, zaffiro, verde smeraldo, blu cobalto, numerose sono le sfumature che vi appariranno e che saranno sempre diverse con il variare della luce, della luminosità e degli scorci e promontori da cui lo ammirerete.  Tutta l’area intorno era già nota da un punto di vista archeologico ben prima della costruzione della diga: tombe con corredi sacri, frammenti di vasi di ceramica attribuiti al neolitico, lame, raschiatoi e grattatoi che servivano all’uomo paleolitico per cacciare e per grattare le pelli. Oggi questi tesori e reperti appartenenti al passato sono stati restituiti alla comunità marchigiana e custoditi presso il Museo archeologico nazionale delle Marche.. Salendo verso la prossima tappa si trova Bolognola, e ancora più in alto PIntura, località sciistica molto apprezzata dagli amanti dello sport invernale.

Suprato Sassotetto, si scende verso  Sarnano, per circa 12 km su una stada piena di tornanti e curve con panorami mozzafiato,  sulla quale viene disutato da oltre 50 anni un Campionato di velocità per auto storiche e moderne,  Sarnano è città termale e turistica.. Il comune fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia ed è stato insignito della Bandiera arancione dal Touring Club Italiano. Di recente sono state valorizzati alcuni percorsi turisttici a piedi per visitare le Cascatelle, Formate da un suggestivo salto del fiume Tennacola, uno dei due affluenti del Tenna che circondano il paese, le Cascatelle dei Romani a Sarnano sono una piccola oasi d’acqua, immersa in un bosco ombroso. Vicinissime al centro abitato e facili da raggiungere in ogni stagione, le Cascatelle sono uno dei siti naturalistici più visitati, soprattutto in estate, quando offrono un fresco rifugio dalla calura. Una vera oasi immersa tra i monti marchigiani, che aiuta a rilassarsi e a meditare o fare una camminata rigenerante seguendo i sentieri del parco prima di una rifocillante cena per poi fermarsi una notte e di cenare in uno dei numerosi ristoranti  gustando le specialità locali, quali le “Tagliatelle al Cinghiale” e il “Ciauscolo”, un un salume tipico della tradizione contadina.

Ripartiamo da Sarnano andiamo in direzione Ascoli Piceno verso Amandola e da qui a San Giorgio all’isola, nei pressi del lago di Gerosa. Da qui prendiamo per Balzo, nel comune di Montegallo e da qui arriviamo ad Arquata del tronto,  un comune della provincia di Ascoli Piceno. che appartiene alla Comunità montana del Tronto ed è l’unico comune d’Europa racchiuso all’interno di due aree naturali protette: il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a sud, e il Parco nazionale dei Monti Sibillini a nord. È noto per la presenza della storica rocca medievale che sovrasta l’abitato.
Purtroppo il sisma del 2016 ha causato gravi danni ad Arquata, facendo sprofondare a valle metà del paese. La frazione di Pescara del Tronto è stata completamente rasa al suolo, con solo poche case rimaste in piedi. Il 30 ottobre la scossa più forte di magnitudo 6.5 a Norcia ha raso al suolo quasi tutta Arquata, con il collasso delle case, delle chiese e lo smottamento parziale della parte del bastione a valle. Solo la Rocca è rimasta in piedi, benché danneggiata anch’essa. 

Proseguiamo  per la meta conclusiva del nostro itinerario San Benedetto del Tronto.   Percorrendo una strada a cavallo tra Marche ed Abruzzo, superiamo AScoli Piceno e ci dirigiamo verso il mare in direzione SAn Benedetto del Tronto. Affacciata sul Mar Adriatico, la tranquilla cittadina marchigiana è diventata un vero e proprio polo turistico che attira ogni anno moltissimi visitatori grazie al clima mite, l’ospitalità genuina, il buon cibo e tante bellezze storiche ed artistiche disseminate sul territorio. San Benedetto del Tronto è anche la vera anima della Riviera della Palme, tra i viali e i giardini della città il lungomare cittadino è una vera oasi di tranquillità e benessere, poi la spiaggia, lunghissima, bandiera blu ininterrottamente dal 1999, il porto peschereccio più importante dell’Adriatico e la tradizione culinaria marinara che si esalta con il celebre brodetto alla sambenedettese, oltre ad essere un grande contenitore di storia, cultura e tradizioni, un luogo da visitare, gustare e tenere nel cuore, dove passare l’ultima serata e cenare in un locale tipico e gustare i prodotti del luogo.

Qui si possono visitare il Museo della civiltà marinara delle Marche, che è situato nel complesso del Mercato Ittico sanbenedettese e va ad aggiungersi ai già esistenti Museo Ittico e Museo delle Anfore dando vita al “Polo Museale del Mare”. Ultima sezione del polo museale è l’Antiquarium Tifernum che raccoglie numerosi reperti archeologici recuperati nel corso degl’anni dall’Archeoclub locale, e documenti antichi che narrano la storia di San Benedetto del Tronto e dei comuni limitrofi dal Neolitico fino al millequattrocento. Centocinquanta scalini e siamo arrivati sulla Terrazza del Faro, una “scalata” che vale la pena fare; dall’alto si può ammirare tutta la città e il panorama circostante. Questo faro è il più importante e il più potente del tratto di costa che va da Ancona a Ortona, domina tutto dall’alto dei suoi 31 metri: una torre cilindrica che si staglia verso il cielo e proietta raggi di luce bianca fino a 32 miglia nautiche.

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